La cultura sottesa a questo ballo popolare è di esemplare raffinatezza: immigrazione ed integrazione, la ricerca di identità di un popolo, il dialogo, l’abbraccio sincero come riconquista di una fisicità che oggi si è perduta.
Da questo nasce la forte valenza sociale che ha il tango come condivisione, relazione e riscoperta del valore del rapporto umano.
Il Tango Argentino è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Il Tango.
© 2008, Ministerio de Cultura di Ciudad de Buenos Aires
La tradizione argentina e uruguaiana del Tango, ormai conosciuta in tutto il mondo, è stata sviluppata dalle classi urbane inferiori a Buenos Aires e Montevideo nel bacino del Rio de la Plata. Attraverso la mescolanza , nella regione, di immigrati europei , di discendenti degli schiavi africani e di nativi della regione conosciuti come Creoli, una vasta gamma di costumi, credenze e rituali sono stati fusi e trasformati in una identità culturale. Incarnazioni più evidenti di questa identità sono la danza, la musica e la poesia del Tango che rappresentano e promuovono la diversità e il dialogo culturale. Il Tango è praticato nelle sale da ballo tradizionali di Buenos Aires e Montevideo, e ha diffuso lo spirito della sua comunità in tutto il mondo, anche perché si adatta a nuovi ambienti e ai tempi che cambiano. La comunità, che oggi comprende musicisti, ballerini professionisti e dilettanti, coreografi, compositori, cantautori ed insegnanti di quest’arte sono essi stessi tesori nazionali viventi che incarnano la cultura del Tango. Il Tango è inserito anche nelle celebrazioni del patrimonio nazionale in Argentina ed Uruguay.
Forte il contributo culturale che l’Italia ha portato con l’emigrazione, tanto che uno dei padri fondatori dell’Argentina è Manuel Belgrano, di origine italiana. Una vicinanza tra i nostri popoli legata alla storia ma anche alimentata nel tempo.
Il Tango è un’arte che nasce dall’agire creativo di chi ha molto sofferto e molto vissuto e che non ha voluto distruggere, ma ha voluto creare qualcosa che vada al di là della morte, al di là del tempo, al di là del dolore.
La molteplicità delle emozioni è parte integrante della più affascinante delle danze, un crogiuolo di razze, musica e poesia della gente che ha dovuto lasciare tutto per unirsi a gente che non aveva niente, così è iniziato questo dialogo musicale e corporeo, che ha sempre parlato ascoltando l’altro.
Il tango argentino danzato ha come caratteristica peculiare l’improvvisazione, resa possibile dall’esistenza di un codice comunicativo corporeo che ha il suo fondamento nell’abbraccio, mediante il quale il ballo diventa un intenso e raffinato dialogo fra i due ballerini.
L’origine
L’origine del Tango Argentino, fenomeno culturale che comprende il ballo, la musica, la canzone e la poesia, è tanto affascinate quanto leggendaria.
Questo ballo è la testimonianza storica e culturale di un paese complesso come l’Argentina, ma è anche e soprattutto l’espressione di un lirismo universale, nutrito di sentimenti eterni come la malinconia, la nostalgia, la sensualità, la passione, la rabbia.
“Il tango”– diceva Borges –è un pensiero triste messo in musica”.
Il Tango nasce alla fine del diciannovesimo secolo all’interno di un processo di immigrazione che vede milioni di europei riversarsi nelle città argentine, dove si stabiliscono anche molti i gauchos (mandriano delle pampa ), i quali abbandonano il loro tradizionale nomadismo per cercare fortuna nei centri urbani.
L’etimologia del termine, ancora incerta, sottende una serie di ipotesi interpretative gravide di suggestioni e rimandi, tra cui quello alla cultura africana.
Il tango nasce quindi dall’incontro di culture e genti diverse. Tuttavia esso si è ormai affrancato dalle sue origini per venire definitivamente consacrato a danza di valore universale, una danza che, come sottolinea lo scrittore Ernesto Sábato, non ha niente a che vedere con le sequenze caricaturali dei film interpretati da Rodolfo Valentino.
Il Nome
Così come incerta è la sua origine, leggendaria è anche l’origine del nome. Tra le varie ipotesi sembra che il termine indicasse il porto dell’Africa dove i trafficanti raccoglievano gli schiavi, altri lo fanno risalire alla deformazione del termine “tambor” (tamburo) da parte dei neri che la pronunciavano tangò.
Il filologo Ricardo Rodríguez, grazie allo studio delle lingue degli schiavi portati in Argentina, afferma che la maggior parte proveniva dalle regioni degli attuali Congo, golfo di Guinea e sud del Sudan.
Per queste popolazioni la parola tangó significava “spazio chiuso”, “circolo” e “qualsiasi spazio privato nel quale per entrare bisognava averne il permesso”. E la stessa parola tangó indicava per i negrieri spagnoli lo spazio in cui venivano rinchiusi gli schiavi e il posto dove venivano venduti. La mancanza di documentazione a riguardo non permette una risposta definitiva ma appaiono chiare le radici nere di questo fenomeno.
L’unico aspetto che trova tutti d’accordo, sta nel suo luogo di nascita, unanimamente riconosciuto nella Buenos Aires e Montevideo della fine ‘800, una città in forte espansione, che sperimentava una sorprendente crescita demografica, provocata per lo più dalla esplosiva massa di immigrati provenienti da tutto il mondo.
Spagnoli e Italiani principalmente ma anche Tedeschi, Ungheresi, Alavi, Arabi, Ebrei etc. (ai quali si aggiunsero gauchos e indios che provenivano dall’interno del Paese) tra il 1890 e il 1920 contribuirono a far aumentare la popolazione della città da 210.000 a 1.200.000 abitanti.
Si trattava principalmente di uomini, poveri, che comunicavano a fatica in un lingua che non conoscevano, e che crearono un forte squilibrio di genere, tanto che la popolazione della città all’epoca era composta per il 70% da uomini, per i quali la musica ed il ballo erano la forma più economica e immediata di divertimento collettivo.
Questo è lo sfondo nel quale si inizia a ballare il tango; così che il nuovo ritmo è al principio associato all’ambiente dei bordelli, poichè erano le prostitute e le cameriere le uniche donne presenti nelle accademie e nelle piste di ballo.
Il Tango iniziò configurarsi in modo molto “sensuale”, provocante e esplicito per l’epoca. Aspetti poco accettati socialmente, tant’è che tesero a scomparire quando il tango cominciò a uscire dalle periferie della città per iniziare a farsi conoscere oltre frontiera.
La radice sensuale del tango si rifletteva anche nei versi delle canzoni, spesso in lunfardo ( un argot utilizzato nelle città di Buenos Aires e Montevideo) spesso osceni e con titoli che lasciavano poco spazio alla fantasia Il tango rimase a lungo marginale e relegato alle classi basse, in quanto ritenuto moralmente inaccettabile dall’elite, i cui figli però non avevano altra scelta per poter divertirsi, ballare e conoscere donne che scendere nei bassifondi e invitare una “mina” o una “milonguita”.
Fu poi questa giovane elite che durante i propri viaggi permise il suo sdoganamento di questo ballo.
La chiave di volta nella diffusione del tango a livello mondiale fu il suo sbarco a Parigi, capitale del glamour e specchio di una società pluralista, in parte allegra e spegiudicata. In questo contesto il ballo osè nato sulle rive del Rio de la Plata incontrò il terreno ideale per fiorire e trasformarsi da curiosità esotica a moda e mania; da lì alla fama in tutta Europa il passo fu breve.
Paradossalmente fu l’interesse destato all’estero a permettere finalmente che in Argentina il tango facesse il suo ingresso nei saloni da ballo ufficiali dove la borghesia emergente si ritrovava cercando di fare della propria città la Parigi del Sud America.
Fino a metá del XX secolo veniva ballato indistintamente nei cabarets di lusso, nelle milongas e nei club dei quartieri di Buenos Aires e Montevideo.
L’ambiente del tango iniziò a acquisire i caratteri di una comunità a causa del suo linguaggio e del suo codice particolare.
Grazie alla fama internazionale questa danza iniziò a essere rappresentata in shows in giro per il mondo e si idearono coreografie per gli spettacoli, che soppiantarono il carattere improvvisato che aveva avuto fino ad allora.
Una delle coppie di tango più elogiate, che danzava il tango salon (però professionalmente), era composta da Juan Carlos Copes e María Nieves, che danzarono sui palchi di tutto il mondo.
Altri celebri ballerini di tango che divennero famosi oltre la frontiera delle milongas furono Benito Bianquet (detto El Cachafaz) e Jorge Orcaizaguirre, conosciuto come Virulazo.
La musica
Musicalmente il tango si può considerare un parente dell’habanera cubana, figlio del trambusto mercantile tra i porti di lingua spagnola dell’Havana e di Buenos Aires in cui transitavano anche africani tristemente diretti ai mercati degli schiavi, che portarono il ritmo dei tamburi .
Inizialmente veniva interpretato da gruppi che disponevano solo di flauto, violino e chitarra (quando mancava la possibilitá si ricorreva all’accompagnamento di un pettine che si trasformava in uno strumento a fiato, grazie all’utilizzo di una cartina da tabacco e di un “soffiatore” esperto). Successivamente nei primi del 1900 furono rimpiazzati con pianoforte, violino e bandoneon, strumento funebre tedesco. Questi tre strumenti base del Tango .
In quest’epoca i primi tanghi erano anonimi, il tango era più che altro un modo di interpretare melodie già esistenti, e i primi compositori non sapevano nè scrivere nè leggere musica.
Nel 1917 nasce il tango canzone con Carlos Gardel che ne fu il re fino alla sua morte nel 1935. Gli anni ’40 furono invece la decade delle grandi orchestre (fondamentali furono quelle di Anibal Troilo, Osvaldo Pugliese, tra gli altri).
Tra gli anni’60 e gli ’80, se si riconosce che Astor Piazzolla costituisce un capitolo di eccellenza ma a parte nella storia di questo genere. soPorteño o universale, tango-danza o poesia di Buenos Aires, il tango è sopravvissuto a ogni tipo di crisi e il livello di sofisticatezza raggiunto tanto a livello di danza quanto di musica mostra chiaramente la maturità di questa manifestazione che ha ormai raggiunto gli albori del suo secondo secolo di vita.
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