Letras: il tango e le sue parole | Amarras

“Ballando ci si emoziona al suono di un violino, o di un bandoneón, si interpretano ritmi e melodie, si parla di quell’artista o di quell’altro […] Eppure mi sono convinto che […] la maggior parte dei ballerini non abbia piena consapevolezza del significato delle parole che animano i tanghi, i vals e le milonghe che abitualmente si ballano.

La  lingua utilizzata dai parolieri del tango è una mescolanza di idiomi…porteño, lunfardo (verlain di Buenos Aires), spagnolo, castigliano, italiano, ecc.
Inoltre non tutti gli interpreti cantano l’intero tema; questo rende diverse le versioni di uno stesso brano, secondo il cantante o l’orchestra che lo esegue.”

Amarras (Tango)

Música: Carlos Marchisio
Letra: Carmel Santiago

Vago como sombra atormentada bajo el gris de la recova,
me contemplo y no soy nada… Soy como mi lancha carbonera que ha quedado recalada, bien atada a la ribera.

Yo también atado a mi pasado soy un barco que está anclado
y siento en mi carne sus amarras que me muerden, que me agarran.

Lloro aquellos días que jamás han de volver;
busco aquellos besos que ya nunca he de tener,
soy como mi lancha carbonera que ha quedado en la ribera,

¡sin partir más!

Aquellos besos
que perdí
al presentir
que no me amaba,
fueron tormentas de dolor
llenas de horror.
Hoy no soy nada!

Yo sólo sé que pené,
que caí y que rodé
al abismo del fracaso…
Yo sólo sé que tu adiós,
en la burla del dolor,
me acompaña paso a paso.

Ahora que sé que no vendrás,
vago sin fin
por la recova,
busco valor
para partir;
para alejarme…
y así matando mi obsesión,
lejos de ti,
poder morir.

Amarras (Tango)

Música: Carlos Marchisio
Testo: Carmel Santiago

Vago come un’ombra tormentata sotto il grigio dei portici,
mi contemplo e non sono niente… Sono come la mia barca carbonera che è rimasta all’approdo, ben ormeggiata alla riva.
Anch’io attaccato al mio passato sono una barca che sta ancorata
e sento nella mia carne i suoi ormeggi che mi mordono, che mi stringono.

Piango quei giorni
che non torneranno più;
sogno quei baci
che mai più avrò,
sono come la mia barca carbonera che è rimasta alla riva,
senza partire mai!

Quei baci che ho perduto
al presentimento che non mi amava
furono tormente di dolore
piene di orrore.
Oggi non sono niente!
So solo io che ho patito,
che caddi e che rotolai
nell’abisso del fallimento.
So solo io che il tuo addio,
nella burla del dolore,
mi accompagna passo a passo.
Ora che so che non verrai,
vago senza fine per il porticato,
cerco coraggio per partire;
per allontanatmi… e così
uccidendo la mia ossessione,
lontano da te, poter morire.

Un ringraziamento a La Milonga Di Alvin  per la gentile possibilità di condivisone.